2. La globalizzazione e il nuovo ordine mondiale unipolare

Prima di affrontare il tema esplicativo sull'ordine mondiale unipolare, è necessario spendere uno spazio sul fenomeno della globalizzazione che è certamente legato alle aspettative elitarie transnazionali e unipolari, ma che è estremamente utile per coglierne le prospettive multipolari.
Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta del XX secolo si assiste ad una trasformazione degli eventi di natura economica: l'espansione dei mercati mondiali e l'avvio di un processo di mondializzazione o globalizzazione economica, caratterizzato da liberalizzazione, deregolazione dei sistemi economici mediante l'abolizione di leggi e regolamenti restrittivi del mercato, sulla scia delle riforme messe in atto negli USA da Ronald Reagan e in Inghilterra da Margaret Thatcher, con la formazione di governi di orientamento conservatore, da multinazionali che esprimono valori di "convenienza" e profitto e favoriscono la delocalizzazione, nei paesi in via di sviluppo per ottenere salari più bassi e nei paradisi fiscali per una tassazione vantaggiosa. Come il termine stesso lascia facilmente capire, l'espandersi dei mercati diventa un fenomeno globale con intrecci multilaterali, importanza della logistica, concorrenza e sua regolamentazione, possibilità di espansione delle proprie capacità produttive e di conquista di nuovi mercati, sviluppo tecnologico, emergere di nuovi soggetti interessati ad un riassetto anche politico globale e non pochi problemi. Modernizzarsi è il nuovo slogan. Per far fronte a questa "rivoluzione globale economica e politica" vene strutturato, in conseguenza dei precedenti negoziati dell'Uruguay Round (1986-1944), sanciti a Marrakesch nello 1994, un organo sovranazionale, il WTO o OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), con sede a Ginevra in Svizzera agli inizi del 1995, per la promozione del commercio mondiale e la necessaria regolamentazione. Il dollaro viene assunto, , come valuta di riferimento degli scambi commerciali import-export, con tutti gli annessi e connessi sulla egemonica posizione degli Stati Uniti a livello geopolitico. Il "turbo-capitalismo" (D. Fusaro) si può dire che "mette le ali" e gli USA impongono la governance politica ed economica a livello globale perché il mondo è diventato, con la dissoluzione e disintegrazione dell'Unione Sovietica (da ora in poi, Federazione Russa), unipolare, ovvero gli USA sono l'unico soggetto rilevante e decisivo: modernizzarsi e, in aggiunta, occidentalizzarsi sono le nuove parole d'ordine.
In questo contesto Francis Fukuyama, politologo ed economista, di famiglia giapponese ma originario degli Stati Uniti pubblica nel 1992 uno studio intitolato The End of History and the Last Man (La fine della storia e l'ultimo uomo). Basando la sua analisi sulla direzione dello sviluppo storico in una prospettiva tutta hegeliana, Fukuyama è dell'opinione che siamo ormai giunti, con il crollo del comunismo sovietico, al termine dell'evoluzione storica intesa come ricerca di forme superiori della società. Il liberalismo (dico: meglio ancora il neo-liberismo) ha vinto la partita e le democrazie liberali rappresentano il miglior modo di organizzazione delle società. Il capitalismo non ha più rivali quanto a sviluppo economico in grado di produrre ricchezza e prosperità. Tutti gli Stati non potranno che prendere questa direzione per modernizzarsi. Ovviamente la mia è una sintesi molto riassuntiva di Fukuyama, ma sufficiente per capire l'euforia che sparge a piene mani nel mondo occidentale a sostegno delle teorie e pratiche politiche che vedono nella democrazia statunitense l'egemone del nuovo ordine unipolare e nei valori del neo-liberismo il fondamento dell'uomo nuovo. Dovremo, pertanto, entrare nelle parole ed opere del Deep State (lo Stato Profondo) nordamericano, presente sia nel Partito Democratico, sia in quello Repubblicano fino all'avvento del secondo mandato di Trump.
Va aggiunto che, successivamente, la spinta alla globalizzazione ha generato una forte conferma di un mondo unipolarizzato a guida USA, "il gendarme del mondo", per molti aspetti scandaloso, in quanto ha favorito gli investimenti e i profitti delle élites finanziarie ma poco producente, soprattutto, per la economia del ceto medio statunitense, a causa della delocalizzazione incontrollata e selvaggia, sempre astutamente alla ricerca di forza lavoro a basso costo e di costi fiscali favorevoli. In aggiunta a questo hanno fatto la loro comparsa gli accordi multilaterali tra più Stati e sovranazionali, definiti "accordi globali di libero scambio e regionalismo economico, come, ad esempio, il TAFTA, concordato con l'EU e il NAFTA, tra USA-CANADA- MESSICO, a discapito della sovranità dei singoli Stati, ai quali veniva sottratta ogni giurisdizione, perché sostituita da una élite sovranazionale con il compito di dirimere eventuali problemi e, soprattutto, danni. Il multilateralismo è stato presentato e infiocchettato dal presidente USA Obama come una modalità democratica fra pari, vantaggiosa per tutti, ma a guida statunitense. Questo sistema, specialmente in riferimento agli investimenti stranieri, è stato svelato, a partire dal 2006-2007, da J. Assange-Wikileaks (che ha pagato per questo un alto prezzo) e contrastato politicamente durante la prima presidenza Trump (2016-2020), il quale rivalutò, con il motto America First, gli accordi bilaterali, pagandone poi il prezzo, a sua volta, con la sconfitta, a tavolino, nella successiva competizione presidenziale con Biden.
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Per saperne di più sulla dollarizzazione nell'economia globale cfr. https://www.marcocasario.com/blog/dollaro-influenza-economia-globale/
Un appassionato difensore della tesi di Fukuyama, che ne amplia le vedute anche se da un punto di vista critico. Cfr. https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-torino/scienza-politica/fine-della-storia-fukuyama/8209125
Per un approfondimento delle
problematiche relative al multilateralismo, da un punto di vista
teorico e sugli interventi della politica USA by partisan democratica
e repubblicana cfr https://tesi.luiss.it/16536/1/657031.pdf
Alcune parole di Obama sul multilateralismo: "Gli Stati Uniti hanno bisogno di investire nel rafforzamento del sistema internazionale, lavorando all'interno delle istituzioni e degli schemi internazionali per superare le loro imperfezioni e mobilitare la cooperazione transnazionale. (…) Rafforzare la legittimazione e l'autorità del diritto internazionale e delle istituzioni, specialmente delle Nazioni Unite, richiederà una continua lotta per migliorarne il funzionamento". Cfr. https://unipd-centrodirittiumani.it/it/notizie/la-scelta-del-multilateralismo-istituzionale-e-dei-diritti-umani-nella-visione-strategica-di-barack-obama
Per approfondire su Obama e il multilateralismo cfr. https://mag.unitn.it/internazionale/14719/europa-e-stati-uniti-negli-anni-di-obama
Sul passaggio da Obama a Trump cfr. https://www.fondazionedegasperi.org/2017/01/18/leredita-di-obama-in-politica-estera/