Cosa sono i BRICS

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Dal sito: am.pictet.com
- Nati dalla creatività di un banchiere, diventati una vera e propria alleanza: sono i BRICS, anzi, da quest'anno, i BRICS+. La parola è semplicemente l'acronimo dei Paesi membri: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.
Cosa sono i BRICS?
L'invenzione del nome risale al 2001 e si deve al banchiere e analista Jim O'Neil. Il termine esatto, allora, era BRIC (senza la S del Sudafrica) e indicava Paesi in via di sviluppo, grandi e popolosi, ricchi di risorse e destinati a conquistare un potere crescente negli anni a venire.
Dall'intuizione di O'Neil alla nascita ufficiale dei BRIC sarebbero passati otto anni. La loro prima riunione si è tenuta infatti nel 2009, in Russia, a Ekaterinburg. Il primo summit a cinque, con l'allargamento al Sudafrica, è invece del 2011.
Nonostante le grandi differenze, i BRICS si coagulano attorno ad alcuni punti comuni:
- puntano ad alleggerire il peso del dollaro come valuta globale
- rivendicano spazio nelle organizzazioni internazionali (come l'ONU) e finanziarie (tanto da fondare, nel 2014, la Nuova Banca di Sviluppo, alternativa al Fondo Monetario Internazionale).
I nuovi membri dei BRICS+
Attorno a questa agenda, i Paesi dei BRICS sono diventati centro di aggregazione. L'allargamento è una mossa win-win, sia per i fondatori che per gli aspiranti membri: da una parte, si rafforza l'idea di un mondo multipolare (in antitesi a quello a guida Occidentale o a quello bipolare della Guerra Fredda); dall'altra acquisiscono maggiore peso economico e politico alcuni Stati che isolati ne avrebbero meno.
Dopo 13 anni di formazione costante, dal primo gennaio 2024 sono stati ufficialmente ammessi Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran ed Egitto, dando vita a un gruppo che mette insieme oltre il 40% della popolazione mondiale e il 37% del PIL globale.
Ai BRICS+ avrebbero dovuto unirsi anche Arabia Saudita e Argentina, ma, pur ricevendo un invito ufficiale, si sono per ora defilati. Molto lunga è poi la lista dei Paesi che (per ora senza successo) vogliono entrare nel gruppo e hanno chiesto di farlo: Bielorussia, Serbia e Turchia, solo per rimanere in Europa, ma, tra gli altri, ci sono anche Algeria, Nigeria, Tunisia, Bolivia, Colombia, Venezuela, Iraq, Pakistan e Vietnam.
La linea dei BRICS+
Dal 22 al 24 ottobre scorso si è tenuto a Kazan, in Russia, il XVI vertice dei BRICS, il primo allargato ai nuovi membri. Attorno al motto "Strengthening Multilateralism for Fair Global Development and Security" (Rafforzare il multilateralismo per lo sviluppo e la sicurezza globali), i nove Stati hanno prodotto un documento in 134 punti, con il quale (forti di un peso demografico ed economico cresciuto con i nuovi ingressi) rilanciano obiettivi e richieste.
I BRICS+ ribadiscono il sostegno a "una riforma completa delle Nazioni Unite, che includa anche quella del Consiglio di sicurezza". Chiedono di "riformare l'attuale architettura finanziaria internazionale" per renderla "più inclusiva". Reclamano quindi spazio decisionale. Esprimono "profonda preoccupazione" per "l'effetto dirompente di misure coercitive unilaterali illecite, tra cui sanzioni illegali, sull'economia mondiale, sul commercio internazionale e sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile". Cioè, in sostanza, protestano contro embarghi e dazi.
Quanto agli obiettivi di sviluppo sostenibile, i BRICS+ confermano l'appoggio all'Agenda 2030 dell'ONU. Ma sottolineano che "l'attuazione dovrebbe tenere conto delle diverse circostanze, capacità e livelli di sviluppo nazionali, rispettando al contempo le politiche e le priorità nazionali e in conformità con la legislazione nazionale". Si chiede quindi maggiore flessibilità. Su questo punto, il documento è molto frontale, parlando di "misure unilaterali introdotte con il pretesto di preoccupazioni climatiche e ambientali".
Guardando all'Ucraina (e ricordando che dei BRICS+ fa parte anche la Russia), il gruppo manifesta "apprezzamento per le proposte di mediazione, volte a una risoluzione pacifica del conflitto attraverso il dialogo e la diplomazia". Si chiede inoltre "un cessate il fuoco immediato, completo e permanente nella Striscia di Gaza" e si esprime "preoccupazione per la situazione nel Libano meridionale".